La fotografia è un'operazione di prelievo, si esclude tanto del mondo che ci circonda e solo una parte ne diventa immagine. Inquadrare equivale a tracciare un confine, come in una mappa ciò che si circoscrive acquista significato sia come soggetto sia perché in relazione all'escluso.
Secoli di pittura prospettica, ancora più lunga la storia della cartografia: strumenti di raffigurazione che sono le fondamenta della modernità, fiduciosi continuiamo a guardare la tavola.
Il rimando a ciò che non è inquadrato è la componente evocativa della fotografia, ci si comporta al pari di chi è in possesso di un mappa ed è spinto all'esplorazione della parte di mondo non rappresentata.
In queste immagini, però, chi si spinge ai lati per cercare l'escluso trova la continuità col lato opposto. Il mondo è chiuso e si tenta di non lasciare nulla al di fuori, appena ci se ne accorge si corre ai ripari e si cerca l'artificio. Una crepa all'interno dell'immagine che ci riconcilia con le nostre aspettative.
La proiezione del mondo in fotografia, come la riduzione del globo terrestre nella tavola, risulta impossibile. Il forzare l'inquadratura ci restituisce un'immagine falsata e inevitabilmente il reale finisce dove comincia la fotografia.
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Photography consists in a selection process: much of the surrounding world is left out and only a part of it becomes its image. Framing is synonymous with tracing a border: just like in a map, whatever is contained acquires meaning both as subject and in relation to what has been excluded.
Centuries of perspective painting, an even longer history of cartography, tools of representation that are the foundations of modernity: we can keep on staring with confidence at the flat surface of representation.
The reference to what has been left out constitutes the evocative component of photography, just like those in possession of a map, we feel compelled to explore the world beyond the represented one.
In these images, however, those who press to the sides seeking what has been excluded find the continuity with the opposite side. The world is closed in an attempt to leave nothing out; as soon as we become aware of this, we counteract by looking for the artifice. A crack in the image that reconciles us with our expectations.
The projection of the world in photography, just like the reduction of the globe to a plane, is impossible. Forcing the frame produces a distorted image and inevitably reality ends where photography begins.